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Il libro raccoglie sette scritti di Jorn Utzon, nome di primo piano nell'architettura del Novecento, che propongono un preciso punto di vista sulla natura dell'architettura, sul suo specifico campo di azione e sugli obiettivi che dovrebbe porsi. Scritti in un periodo di oltre cinquant'anni, questi sette saggi possono apparire di numero esiguo, come pure poche sono le architetture costruite da Utzon nel corso della sua carriera (tra le opere più famose vi è certamente l'Opera House di Sidney). Testi e architetture limitati nel numero, ma ricchi di contenuti, meditati, semplici e densi al contempo, sempre alla ricerca dei significati ultimi e delle verità elementari, contrari ad ogni inutile sofisma. I saggi, scritti con un linguaggio semplice, colloquiale, non dogmatico, ironicamente schietto e solo apparentemente ingenuo, esprimono una visione del tutto personale dell'architettura, che intende essere vicina non tanto alla ristretta cerchia di coloro che la "pro-ducono", quanto a tutti gli altri, veri fruitori degli spazi che dalle matite degli architetti nascono. Costruttore di fama, Utzon si dimostra in questi saggi anche autore intenso e appassionato, capace di parlare con la voce dell'esperienza e di vedere con gli occhi di un bambino. Con un inedito di Rafael Moneo.